E’ mancato Bruno Perucca
9 giugno 2013Per chi è frequentatore dell’ippodromo da anni il nome di Bruno Perucca riporta ai tempi belli dell’ippica. Giornalista professionista per 30 anni dalle colonne de La Stampa ma soprattutto appassionato di cavalli e autore di una bellissimo libro sull’ippodromo di Vinovo.
E’ mancato oggi all’affetto dei suoi cari dopo una lunga malattia. Familiari ai quali va il cordoglio e la vicinanza di HippoGroup Torinese e di tutta l’ippica piemontese.
Qui sotto riportiamo il tributo e il ricordo che gli ha voluto lasciare una altro grande professionista e amico Angelo Conti su facebook.
Da Angelo Conti
BRUNO PERUCCA. Se ne è andato Bruno Perucca, giornalista sportivo de La Stampa per almeno trent'anni. Era da parecchio in pensione, ma di lui conservo un ricordo molto vivo. Scriveva di calcio ed aveva il pregio, rispetto a parecchi dei colleghi che trattano di pallone a spicchi, di essere una persona pacata, equilibrata, serena e civile. Le nostre strade si incrociavano di rado (fra sport e cronaca, al giornale, c'è sempre stato parecchio spazio, anche nella vecchia sede di via Marenco) ma quando capitava finivamo sempre a parlare di cavalli. Ad entrambi piaceva infatti correre al trotto a Vinovo e ci siamo incontrati in parecchie corse giornalisti. Lui non vinceva quasi mai: troppo corretto e troppo cortese. Non dico che lasciasse passare per cortesia, ma certo non aveva mai il coltello fra i denti. Ci siamo divertiti. E voglio ricordarlo così, con il volto pieno di sabbia dopo una corsa, sorridente e felice.
E’ mancato oggi all’affetto dei suoi cari dopo una lunga malattia. Familiari ai quali va il cordoglio e la vicinanza di HippoGroup Torinese e di tutta l’ippica piemontese.
Qui sotto riportiamo il tributo e il ricordo che gli ha voluto lasciare una altro grande professionista e amico Angelo Conti su facebook.
Da Angelo Conti
BRUNO PERUCCA. Se ne è andato Bruno Perucca, giornalista sportivo de La Stampa per almeno trent'anni. Era da parecchio in pensione, ma di lui conservo un ricordo molto vivo. Scriveva di calcio ed aveva il pregio, rispetto a parecchi dei colleghi che trattano di pallone a spicchi, di essere una persona pacata, equilibrata, serena e civile. Le nostre strade si incrociavano di rado (fra sport e cronaca, al giornale, c'è sempre stato parecchio spazio, anche nella vecchia sede di via Marenco) ma quando capitava finivamo sempre a parlare di cavalli. Ad entrambi piaceva infatti correre al trotto a Vinovo e ci siamo incontrati in parecchie corse giornalisti. Lui non vinceva quasi mai: troppo corretto e troppo cortese. Non dico che lasciasse passare per cortesia, ma certo non aveva mai il coltello fra i denti. Ci siamo divertiti. E voglio ricordarlo così, con il volto pieno di sabbia dopo una corsa, sorridente e felice.