SANI:" PER RILANCIARE L'IPPICA

OCCORRE RIIFORMA COMPLESSIVA"

3 luglio 2013
Riportiamo dal sito www.gioconews.it un importante intervento del presidente della commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani
"Torna alta l’attenzione politica sul mondo dell’ippica, attraverso la presentazione di diverse proposte di legge. Il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani, spiega a Gioconews.it le intenzioni per rilanciare il comparto.
L’ippica si trova da diverso tempo in una situazione di crisi profonda. Quali sono, a suo avviso, le misure da mettere in campo subito per risollevare la situazione?
“Quella dell’ippica è una crisi strutturale, che è solo stata accelerata dal contesto economico recessivo. Per questo bisogna mettere in campo una riforma complessiva del settore, rinunciando alla logica degli interventi tampone che rischierebbero solo di protrarre l’agonia”.
Dal Mipaaf e dal Ministero dell’Economia cosa vi aspettate per il settore anche alla luce della scorsa audizione del ministro De Girolamo che ha parlato della necessità di un disegno di legge per l’ippica?
“In questo momento bisogna garantire la sopravvivenza del sistema ippico nazionale, per cui va data risposta in tempi brevi alle difficoltà finanziarie dovute ai mancati pagamenti, oltre 90 milioni, maturati nel 2012. Allo stesso tempo, il Mipaf dovrebbe collaborare con il Parlamento per una rapida approvazione della proposta di legge di riforma che in commissione agricoltura della Camera abbiamo già incardinato”.
Sono in programma future audizioni con gli operatori ippici e con la Rappresentanza Unitaria che le ha chiesto un incontro?
“Sì certo. Prima della pausa estiva, nell’ambito della discussione sulle proposte di legge, saranno ascoltate tutte le componenti della filiera per avere un quadro generale più completo e obiettivo”.
Secondo lei gli ippodromi dovrebbero cambiare volto per attirare nuovamente pubblico, diventando ad esempio centri polifunzionali?
“Si può fare ma mantenendo fortemente al centro la funzione per la quale sono stati realizzati. Al tempo stesso, è evidente che in un momento di difficoltà, che non sarà di breve periodo, il pieno utilizzo degli impianti si ottiene anche attraverso un utilizzo più ampio che può integrare classiche attività ippiche ma, ripeto, senza snaturare la funzione originaria”.
Secondo lei il numero degli ippodromi in Italia dovrebbe essere ridotto?
“Il numero degl’ippodromi non dipende nè dalla volontà politica, nè da una legge o un decreto. Mi limito a considerare che oggi le condizioni di mercato sono critiche e che se gl’impianti devono diventare poli di attrazione di pubblico, devono essere realizzati interventi sostanziali di riqualificazione. Quindi, in definitiva, il numero degli ippodromi dipende soprattutto dalla capacità di investire sugli impianti, sui servizi, garantendo standard qualitativi e di sicurezza adeguati”.
Sarebbe consono pensare a una gestione in parte privata del settore, come chiesto nel progetto di legge sull’Unione Ippica?
“Penso che il privato debba essere coinvolto sugli aspetti gestionali, mentre al pubblico devono
Che ruolo avrebbe una riforma delle scommesse ippiche per il rilancio dell’ippica?
“Fino ad oggi le scommesse hanno costituito la principale fonte di entrate dell’ippica, e proprio la loro progressiva diminuzione è alla base della crisi del settore. Questo è dovuto alla scelta introdurre nuove e più remunerative tipologie di scommesse, a ritardi accumulati a fronte di vecchi problemi, e a errori commessi nel tentativo di metterci una pezza. È chiaro che vanno ripensate le formule tecniche alla base delle scommesse, ma penso anche che non si possa fare affidamento solo su queste. L’ipotesi della multifunzionalità degli impianti va collocata anche in questa riflessione”.
A suo avviso il modello dei Racinos americani potrebbe essere una soluzione per rilanciare il settore in Italia?
“Gli ippodromi sono un punto di riferimento naturale per chi vuole giocare. Lo sviluppo delle scommesse e del gioco d’azzardo è un tema molto delicato per le implicazioni sociali che comporta, con i fenomeni crescenti delle ludopatie. Onestamente credo che trasformare gl’ippodromi in casinò non possa essere la soluzione ai problemi dell’ippica”.

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