TRE DOMANDE E TRE RISPOSTE

DELLA LEGA IPPICA

19 settembre 2012
da www.gioconews.it
Tre domande a cui la Lega ippica ha deciso di rispondere attraverso una nota. La prima recita: Perchè è necessario classificare ippodromi, cavalli e professionisti?
“In tutti gli sport la passione, la competenza e la cultura sono legate alla selezione qualitativa. La conoscenza dei protagonisti – afferma la Lega - si stringe sempre più sui migliori man mano che crescono gli appassionati e i tifosi. Pretendere che gli scommettitori possano seguire con la stessa attenzione e conoscenza 43 ippodromi più gli esteri e una quantità infinita di corse e di cavalli è una pura utopia che distrugge la cultura ippica, banalizza la scommessa e riduce gli scommettitori.
L’ippica italiana soffre di questo appiattimento generale che ha contribuito al declino delle scommesse sui cavalli quanto l’illogica politica sui prelievi di AAMS, e le ha rese sempre più casuali e nel contempo troppo onerose per lo scommettitore.
Da anni in Italia, le oltre 23.000 corse, oggi ridotte a 17.000 su più di 40 ippodromi, dalle reclamare ai Gruppi 1, da Capalbio a Milano, ricevono praticamente lo stesso trattamento da Unire Tv e dal totalizzatore Aams. In Francia solo una parte delle 18.000 corse viene trasmesso da Equidia ed utilizzato per raccogliere scommesse dal “PMU”. Su un totale di oltre 200 ippodromi in attività, solo poco più di 30 vanno in TV; alcuni sempre, altri saltuariamente, e solo su questi si può scommettere attraverso la rete esterna. In Francia si scommette in rete, solo sugli ippodromi migliori con corse e cavalli sempre di qualità, ben conosciuti dagli appassionati che scelgono la scommessa con competenza e cultura. In Italia sentiamo le affermazioni di ippodromi minori, con pubblico e gioco sul campo insignificanti, che rivendicano la loro presunta produttività perchè con premi e spese inferiori raccolgono dalla rete somme di poco al di sotto di quelle generate dagli ippodromi principali. Questo è il vero sintomo che l’ippica sta morendo. Cosa pensereste del futuro del “calcio” se le scommesse su Juventus, Milan e Roma fossero di poco superiori a quelle su Grosseto, Taranto e Juve Stabia? L’appiattimento dei premi è anche dannosissimo per allevatori e proprietari, non consentendo aspettative di vincite che giustifichino gli investimenti in qualità, bisogna riformulare tutto il Settore, non si può copiare tout-court la Francia (sono due modelli completamente differenti), ma il rinnovamento deve andare in quella direzione”.
La seconda domanda chiede: Perchè non è ragionevole che gli allevatori e i proprietari di trotto e di galoppo eletti nel Cda della Lega vengano scelti dai soci di ciascuna categoria entro una rosa di tre soci segnalati dalla propria associazione?
“Gli iscritti alla Lega devono essere imprenditori: chi ha una fattrice o un cavallo in corsa è un appassionato, chi ne ha molti e da molti anni, è un imprenditore che, se in possesso di tutti i requisiti che stabilirà il Mipaaf, anche col suggerimento di noi tutti, si iscriverà pagando una quota d’ingresso e una annuale. Non sfugge a nessuno che i soci della Lega saranno allevatori e proprietari tra i più impegnati, competenti e interessati alla ricostruzione dell’ippica. Se le associazioni di categoria temono che la maggioranza di questi, che dovranno eleggere un membro del consiglio, non siano in linea con i propri indirizzi e la propria filosofia, c’è da chiedersi se quell’associazione stessa rappresenti effettivamente la parte più qualitativa della categoria. Inoltre, si pone una domanda quasi pleonastica: con la terna imposta dall’associazione per quale motivo dovrebbero iscriversi tutti gli altri soci?
Le associazioni hanno esercitato da sempre una funzione sindacale nei confronti dell’UNIRE che domani continuerà nei confronti della Lega; la grande differenza insita nel progetto Lega sta nel ruolo fondamentale delle associazioni nelle consulte tecniche assieme ad allenatori, guidatori e fantini, che dobbiamo definire e scrivere assieme”.
Nella terza domanda si afferma: perchè non è accettabile la richiesta di molti ippici di prevedere una maggiore presenza nel Cda della Lega Ippica Italiana di allevatori e proprietari rispetto alle Società di Corse?
“In tutto il mondo il “know-how” organizzativo è delle Società di corse che a volte sono senza fine di lucro e controllate dagli allevatori come in Francia; a volte invece sono società di capitali in mano a privati che possono essere: meri speculatori o incapaci dilettanti, oppure imprenditori corretti e competenti. Sarà compito di tutti imporre quella selezione che è al primo punto del Progetto, approvato sia dagli aderenti alla Pre-Lega, sia dalle associazioni di allevatori e proprietari.
Società e categorie sono parte e controparte dell’ippica, se si vuole privatizzare si può solo con formula paritetica. Come si può pensare che le Società di corse impegnino il loro indispensabile patrimonio di competenze e risorse umane avendo un padrone che può decidere anche dove è incompetente? Dobbiamo tutti convincerci che la formula paritetica ci consente di non venire prevaricati, di poter tutelare lo sviluppo dell’ippica assieme ai nostri interessi facendo affidamento sul controllo dei Ministeri e della Corte dei Conti e sui loro rappresentanti in consiglio. Ma soprattutto su un Presidente “super partes” di grande valore manageriale e morale che impedirà qualsiasi tentativo di uscire dal piano della giustizia, dell’equità e della giusta remunerazione”, conclude la Lega.
Certo sarebbe stato preferibile che a parlare fosse un portavoce della Lega, e non la sua generalità, ma si attende ancora la sua definizione statutaria.

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