BORINI CI RACCONTA
I SUOI SPLENDIDI 50 ANNI
15 marzo 2013Sabato 16 marzo: è una giornata immersa nell'azzurro e nel nero della scuderia Louisiana, che festeggia i 50 anni di storia vera, da protagonista delle piste d'Europa, d'Italia e di Torino, attraverso l'impressionante memoria del proprio appassionatissimo leader, il dottor Borini, che sinceramente stupisce per la sua travolgente lucidità nel ricordare un po' tutto.
"Tutto nacque - spiega il dottore - un giorno del 1946. Ero in bicicletta e venivo da Stupinigi verso la città. Mi fermai all'ippodromo di Mirafiori e mi piacque. Da allora divenni un frequentatore convinto dell'ippica. Nell'agosto 1955 vidi Oriolo vincere il Criterium, il 3 marzo del 1958 ero nel parterre del primo Criterium de Vitesse quando Jariolaine stampo, proprio sul palo, il grande Crevalcore. Il primo acquisto mio è datato maggio 1963: acquistai a Firenze Gange, era un buon protagonista delle prove di centro. Nel 1966 acquistai la prima fattrice, da Lamberto Bergami: andammo a pranzo al Caval Brons di Torino, lui e l'amico Giovanni Fagioli: raggiungemmo l'accordo per Poppea, gradita di Nike Hanover, da cui nacque Pilade, indimenticabile, il mio primo puledro".
Borini fu anche ottimo gentleman: "Ma con spirito diverso, noi correvamo per passione e guidavamo i nostri cavalli in un panorama che non ci dava molto spazio e le giornate gentlemen si contavano sulla punta della dita. Oggi è tutto diverso, l'atteggiamento è molto più spinto".
Il primo Gran Premio di casa Borini è intitolato a Tripondio con la guida di Oscar Baratti, il Gran Premio Città di Torino: "Acquistai il cavallo alle aste. Nessuno lo aveva reclamato, venne allora Nencioni, ottimo mediatore e mi propose l'acquisto di questo bel cavallo che divenne mio per due milioni di lire. Lo guidò Oscar perchè Bertini, che costituiva la mia prima guida, era socio di Appia, che giunse terza. Noi ci imponemmo passando all'interno di Mario Barbetta, a una manciata di metri dal palo.
Nel panorama dei volti belli di questa prestigiosa scuderia, Enguerrillero ha una posizione luminosa. "Era il campioncino fatto in casa. Io avevo due carature di Top Hanover e ed avevo una splendida fattrice, Anglicana, figlia di Lansing Hanover che avevo acquistato negli Stati Uniti. Nacque Enguerrillero, indimenticabile, uno tra gli eletti di questa rassegna di puledri che nel mio allevamento hanno avuto la gioia della vita, non più di 300, ma numerosi belli. Altri invece sfortunati. La parola allevamento mi produce un altro importante ricordo: la costituzione del mio, su territorio mio, casa mia, è storia del 1973, nella scia di tante delusioni. Quando sei a casa pensi di essere finalmente a posto, ma allevare significa anche soffrire: non potrò mai dimenticare il 19 settembre di quell'anno, quando un puledro si impiccò a una mangiatoia di un fienile posto in un paddock. Per mangiare ad ogni costo si soffocò: tremendo"
E poi la Francia, la terra promessa.
"Il mio primo successo in terra di Francia risale al 10 agosto 1980 con Jonville, a Cagnes sur Mer. La guidava Armando d'Agostino. Ebbi l'occhio buono anche in quella circostanza, perchè la acquistai ad un'asta. La Francia è terra delicata: oggi partono in tanti andando alla ventura, ma se non hai buoni cavalli, rischi esperienze difficili. Io in Francia portai anche Rafale, che aveva piedi delicati e che Milano non riusciva a calcarla. Dissi a Smorgon, andiamo e lui, eccezionale capitano di ventura, aveva già la valigia pronta. Ci presentammo a Grosbois dove ci fermammo per 10 giorni, ottenendo un grande risultato, come tanti ottenuti da Smorgon, che presi da me all'età di 18 anni. Avevamo cavalli interessanti, ma lui pure era interessante: scuola di Baroncini e pensieri imprenditoriali spessi che venivano dalla famiglia, e poi coraggioso e sempre pronto a sfidare l'avventura. A ciò si aggiunse il fatto che avevamo cavalli interessanti. Arrivò il successo di Nevaio, con una scuderia sempre sotto controllo, ma lui voleva ingrandirsi, mi diceva che in America i top driver hanno una seconda guida con soli 6 cavalli in scuderia. Così il tutto finì quando prese con sè 23 cavalli di casa Rocca, che non gli diedero risultato. Peccato".
I Derby di casa Borini. Nevaio maglia d'oro, poi l'argento di Fleche e il bronzo di Madrigale e di Driade
"La sconfitta di Fleche è difficile da dimenticare: battuto all'interno da Maisto che stava a 20 metri di distanza e quella frusta mancina di Mollo forse portò Fleche a tirare su di quel tanto che basta per consentire al rivale di infilarlo. Reputo che Fleche non sia stata seguita e interpretata nel modo migliore: il quinto posto nell'Allevatori non può essere approvato. Nacque una iper battaglia prematura con Bellei, gli altri a 50 metri, con Smorgon gattone che approfittò dei duellanti in retta d'arrivo e noi arrivammo quinti."
Borini e Mollo: le critiche spiegano che non c'è stato feeling: "Mi ricordo di Maldonado, cavallo scomodo, aveva un carattere birichino, aveva bisogno di tempo per essere inquadrato. Dopo tante rotture Mollo mi disse: non ho tempo da dedicare a questi cavalli, così Gino Salacone se ne prese cura, ritrovammo la vittoria e lo vendemmo per 14.000 euro". Un Mollo che, come dire, è rimasto lì nella gola del dottore, come la lisca di un pesce: Avevano 5-6 puledri e lui ci diceva, verrò a vederli poi, ci tolse il suo interesse: Il mio pensiero? C'era già Lana del Rio a cui dedicare il meglio di sè, non c'era più spazio per gli altri. Così eccomi a casa Guzzinati, dagli esperti, maturi e professionali Guzzinati, pur non potendo disporre per il momento di fuoriclasse, stiamo attendendo storie migliori".
Un Borini versione "fiume in piena" che distribuisce ricordi, carezze e schiaffi: con un grande rammarico: "avrei potuto acquistare Top Hanover come stallone, ma alla fine la consistenza del denaro, la prepotente offerta, mi impedì di partecipare. Capita, in questo mondo ippico, come si sa, non sempre si vince...."
Mario Bruno
"Tutto nacque - spiega il dottore - un giorno del 1946. Ero in bicicletta e venivo da Stupinigi verso la città. Mi fermai all'ippodromo di Mirafiori e mi piacque. Da allora divenni un frequentatore convinto dell'ippica. Nell'agosto 1955 vidi Oriolo vincere il Criterium, il 3 marzo del 1958 ero nel parterre del primo Criterium de Vitesse quando Jariolaine stampo, proprio sul palo, il grande Crevalcore. Il primo acquisto mio è datato maggio 1963: acquistai a Firenze Gange, era un buon protagonista delle prove di centro. Nel 1966 acquistai la prima fattrice, da Lamberto Bergami: andammo a pranzo al Caval Brons di Torino, lui e l'amico Giovanni Fagioli: raggiungemmo l'accordo per Poppea, gradita di Nike Hanover, da cui nacque Pilade, indimenticabile, il mio primo puledro".
Borini fu anche ottimo gentleman: "Ma con spirito diverso, noi correvamo per passione e guidavamo i nostri cavalli in un panorama che non ci dava molto spazio e le giornate gentlemen si contavano sulla punta della dita. Oggi è tutto diverso, l'atteggiamento è molto più spinto".
Il primo Gran Premio di casa Borini è intitolato a Tripondio con la guida di Oscar Baratti, il Gran Premio Città di Torino: "Acquistai il cavallo alle aste. Nessuno lo aveva reclamato, venne allora Nencioni, ottimo mediatore e mi propose l'acquisto di questo bel cavallo che divenne mio per due milioni di lire. Lo guidò Oscar perchè Bertini, che costituiva la mia prima guida, era socio di Appia, che giunse terza. Noi ci imponemmo passando all'interno di Mario Barbetta, a una manciata di metri dal palo.
Nel panorama dei volti belli di questa prestigiosa scuderia, Enguerrillero ha una posizione luminosa. "Era il campioncino fatto in casa. Io avevo due carature di Top Hanover e ed avevo una splendida fattrice, Anglicana, figlia di Lansing Hanover che avevo acquistato negli Stati Uniti. Nacque Enguerrillero, indimenticabile, uno tra gli eletti di questa rassegna di puledri che nel mio allevamento hanno avuto la gioia della vita, non più di 300, ma numerosi belli. Altri invece sfortunati. La parola allevamento mi produce un altro importante ricordo: la costituzione del mio, su territorio mio, casa mia, è storia del 1973, nella scia di tante delusioni. Quando sei a casa pensi di essere finalmente a posto, ma allevare significa anche soffrire: non potrò mai dimenticare il 19 settembre di quell'anno, quando un puledro si impiccò a una mangiatoia di un fienile posto in un paddock. Per mangiare ad ogni costo si soffocò: tremendo"
E poi la Francia, la terra promessa.
"Il mio primo successo in terra di Francia risale al 10 agosto 1980 con Jonville, a Cagnes sur Mer. La guidava Armando d'Agostino. Ebbi l'occhio buono anche in quella circostanza, perchè la acquistai ad un'asta. La Francia è terra delicata: oggi partono in tanti andando alla ventura, ma se non hai buoni cavalli, rischi esperienze difficili. Io in Francia portai anche Rafale, che aveva piedi delicati e che Milano non riusciva a calcarla. Dissi a Smorgon, andiamo e lui, eccezionale capitano di ventura, aveva già la valigia pronta. Ci presentammo a Grosbois dove ci fermammo per 10 giorni, ottenendo un grande risultato, come tanti ottenuti da Smorgon, che presi da me all'età di 18 anni. Avevamo cavalli interessanti, ma lui pure era interessante: scuola di Baroncini e pensieri imprenditoriali spessi che venivano dalla famiglia, e poi coraggioso e sempre pronto a sfidare l'avventura. A ciò si aggiunse il fatto che avevamo cavalli interessanti. Arrivò il successo di Nevaio, con una scuderia sempre sotto controllo, ma lui voleva ingrandirsi, mi diceva che in America i top driver hanno una seconda guida con soli 6 cavalli in scuderia. Così il tutto finì quando prese con sè 23 cavalli di casa Rocca, che non gli diedero risultato. Peccato".
I Derby di casa Borini. Nevaio maglia d'oro, poi l'argento di Fleche e il bronzo di Madrigale e di Driade
"La sconfitta di Fleche è difficile da dimenticare: battuto all'interno da Maisto che stava a 20 metri di distanza e quella frusta mancina di Mollo forse portò Fleche a tirare su di quel tanto che basta per consentire al rivale di infilarlo. Reputo che Fleche non sia stata seguita e interpretata nel modo migliore: il quinto posto nell'Allevatori non può essere approvato. Nacque una iper battaglia prematura con Bellei, gli altri a 50 metri, con Smorgon gattone che approfittò dei duellanti in retta d'arrivo e noi arrivammo quinti."
Borini e Mollo: le critiche spiegano che non c'è stato feeling: "Mi ricordo di Maldonado, cavallo scomodo, aveva un carattere birichino, aveva bisogno di tempo per essere inquadrato. Dopo tante rotture Mollo mi disse: non ho tempo da dedicare a questi cavalli, così Gino Salacone se ne prese cura, ritrovammo la vittoria e lo vendemmo per 14.000 euro". Un Mollo che, come dire, è rimasto lì nella gola del dottore, come la lisca di un pesce: Avevano 5-6 puledri e lui ci diceva, verrò a vederli poi, ci tolse il suo interesse: Il mio pensiero? C'era già Lana del Rio a cui dedicare il meglio di sè, non c'era più spazio per gli altri. Così eccomi a casa Guzzinati, dagli esperti, maturi e professionali Guzzinati, pur non potendo disporre per il momento di fuoriclasse, stiamo attendendo storie migliori".
Un Borini versione "fiume in piena" che distribuisce ricordi, carezze e schiaffi: con un grande rammarico: "avrei potuto acquistare Top Hanover come stallone, ma alla fine la consistenza del denaro, la prepotente offerta, mi impedì di partecipare. Capita, in questo mondo ippico, come si sa, non sempre si vince...."
Mario Bruno