Il “Federico Tesio” di galoppo e lo “Stupinigi”di trotto
30 novembre 2007Quando la Società Torinese per le Corse dei Cavalli, nel 1927, fu rifondata sulle ceneri di una precedente società bruciata da una gestione infelice, si correva al galoppo a Mirafiori. Per quel tempo quell’ippodromo era un gioiellino e tale continuò ad essere per anni, fino a quelli della guerra e così è rimasto nei miei ricordi. Era all’allora estrema periferia, un articolato servizio tranviario lo collegava alla città. Aveva davanti la Fiat, il nuovo stabilimento della Fiat. L’ippodromo sorgeva lungo via Onorato Vigliani, la dirittura di fronte era praticamente sull’asse di quello che è oggi corso Traiano. Allora Torino aveva un solo ippodromo ed un solo ippodromo ha oggi, dopo ottant’anni. Quello era di galoppo, questo è di trotto. In mezzo un lungo periodo con Mirafiori a “doppio servizio” con la pista del trotto interna a quella del galoppo, poi con i due ippodromi, l’uno in faccia all’altro a Vinovo. Fino al 2002.
Mirafiori era il terzo vero ippodromo di Torino dopo quelli del Giaione e degli Amoretti, anche se di un ippodromo precedente si ricordava nell’attuale via San Secondo. Allora praticamente la città finiva a corso Vittorio, la stazione di Porta Nuova non c’era. Prima ancora, durante l’occupazione napoleonica, antiche cronache parlano di corse lungo via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, allora naturalmente in terra battuta. L’arrivo in Piazza Castello, la partenza sullo stradone di Francia.
Era sempre galoppo a Torino, da quando nel 1773 Vittorio Amedeo II aveva dato vita agli allevamenti reali. Di trotto ci fu soltanto qualche corsa intorno alla fine del 1800 in alcuni appuntamenti che erano raccontati come più delle feste che delle riunioni. La guerra risparmiò Mirafiori, dove ci fu soltanto qualche pomeriggio di corse nel ‘44 e una riunione si stava preparando per la primavera del ’45. Molti sparirono in quell’aprile ma c’era chi lavorava in silenzio e già nel maggio di quell’anno le corse ripresero con la loro cadenza domenicale. E fu quell’anno che ci fu per la prima volta un accenno di riunione autunnale.
Nella Torino del dopoguerra Mirafiori visse una vita felice, aumentò le giornate di corse in primavera, diede vita alla riunione d’autunno, aggiunse il trotto abilmente ricavando una pista di un chilometro all’interno di quella del galoppo e senza sacrificare il percorso d’ostacoli. Ma intanto la città si faceva sempre più vicina, quei terreni erano e diventavano sempre appetibili. Finché arrivò la svolta. Furono Bianchetti e Marangoni a pensare. In grande, per il nuovo ippodromo, che doveva essere doppio, uno per il trotto, che aveva fatto con successo crescente la sua comparsa fin dal ’48 ed uno per il galoppo.
La chiusura di Mirafiori porta la data 1958.
I primi anni a Vinovo furono più che soddisfacenti, il pubblico non mancava mai nei giorni festivi, nelle notturne al trotto. Mentre per il trotto l’attesa fu lunga ma con la possibilità di alternative, molte scuderie, anche ormai di lunga tradizione che avevano dato vita al galoppo a Mirafiori non c’erano più. Si erano dissolte non accettando di trasferirsi, di andare a correr altrove, di cercare spazi dove allenare i cavalli. Scomparvero proprietari che erano più che dei nomi nella Torino che soprattutto nel galoppo conservava un’antica tradizione sabauda, proprietari che sarebbero stati utilissimi nella difesa del galoppo all’inizio degli anni 2000. Scomparvero allenatori che rinunciarono e con loro non tornarono più sulla scena scuderie anche piccole che permettevano di avere un solido nucleo di base locale.
La morte del dott, Emanuele Nasi che era un po’ un nume tutelare del galoppo torinese, passaggi di proprietà della Società fecero il resto.
Mirafiori era il terzo vero ippodromo di Torino dopo quelli del Giaione e degli Amoretti, anche se di un ippodromo precedente si ricordava nell’attuale via San Secondo. Allora praticamente la città finiva a corso Vittorio, la stazione di Porta Nuova non c’era. Prima ancora, durante l’occupazione napoleonica, antiche cronache parlano di corse lungo via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, allora naturalmente in terra battuta. L’arrivo in Piazza Castello, la partenza sullo stradone di Francia.
Era sempre galoppo a Torino, da quando nel 1773 Vittorio Amedeo II aveva dato vita agli allevamenti reali. Di trotto ci fu soltanto qualche corsa intorno alla fine del 1800 in alcuni appuntamenti che erano raccontati come più delle feste che delle riunioni. La guerra risparmiò Mirafiori, dove ci fu soltanto qualche pomeriggio di corse nel ‘44 e una riunione si stava preparando per la primavera del ’45. Molti sparirono in quell’aprile ma c’era chi lavorava in silenzio e già nel maggio di quell’anno le corse ripresero con la loro cadenza domenicale. E fu quell’anno che ci fu per la prima volta un accenno di riunione autunnale.
Nella Torino del dopoguerra Mirafiori visse una vita felice, aumentò le giornate di corse in primavera, diede vita alla riunione d’autunno, aggiunse il trotto abilmente ricavando una pista di un chilometro all’interno di quella del galoppo e senza sacrificare il percorso d’ostacoli. Ma intanto la città si faceva sempre più vicina, quei terreni erano e diventavano sempre appetibili. Finché arrivò la svolta. Furono Bianchetti e Marangoni a pensare. In grande, per il nuovo ippodromo, che doveva essere doppio, uno per il trotto, che aveva fatto con successo crescente la sua comparsa fin dal ’48 ed uno per il galoppo.
La chiusura di Mirafiori porta la data 1958.
I primi anni a Vinovo furono più che soddisfacenti, il pubblico non mancava mai nei giorni festivi, nelle notturne al trotto. Mentre per il trotto l’attesa fu lunga ma con la possibilità di alternative, molte scuderie, anche ormai di lunga tradizione che avevano dato vita al galoppo a Mirafiori non c’erano più. Si erano dissolte non accettando di trasferirsi, di andare a correr altrove, di cercare spazi dove allenare i cavalli. Scomparvero proprietari che erano più che dei nomi nella Torino che soprattutto nel galoppo conservava un’antica tradizione sabauda, proprietari che sarebbero stati utilissimi nella difesa del galoppo all’inizio degli anni 2000. Scomparvero allenatori che rinunciarono e con loro non tornarono più sulla scena scuderie anche piccole che permettevano di avere un solido nucleo di base locale.
La morte del dott, Emanuele Nasi che era un po’ un nume tutelare del galoppo torinese, passaggi di proprietà della Società fecero il resto.